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Alessandro Rocchi nasce a Roma il 13/01/1951, vive e lavora a Mentana. A Roma consegue prima il diploma di maestro d’Arte e successivamente la Maturità Artistica. Ultimati gli studi, intraprende precocemente e intensamente l’attività artistica. Gli apprendimenti intrapresi, data la sua natura creativa, agevoleranno tutto il suo cammino futuro. Dedicherà la maggior parte del suo tempo creativo alla continua ricerca e alla costruzione di linguaggi che nel tempo generano cicli che si avvicendano e che faranno parte della sua tipica espressione individuale. Le tracce del suo estro, già le osserviamo già nei suoi primi dipinti, nei suoi esercizi sulla figura e nei suoi studi sulla metafisica avvenuti nella giovinezza. Le continue ricerche che lo porteranno a consolidare la sua maturità vengono rese attraverso l’uso di più tecniche, il bassorilievo, creazioni tramite l’uso della ceramica e della tecnica Raku. A volte nei suoi lavori utilizzerà materiali di risulta come, ferro, legno, vecchi utensili, tessuti. Studia la fusione del vetro congiuntamente alla terracotta. Da subito inizia la pratica della scultura a tutto tondo e questo esercizio sembra proprio essere quello che più gli dà modo di esprimere il suo estro. Tale pratica darà inizio alla sua ricerca spasmodica che nei sui lavori lo accompagnerà per decenni fino ai giorni nostri. Con lo scorrere del tempo la scultura tramite la modellazione ” dell’amica argilla” come lui confidenzialmente la definisce diventa l’ essenza del suo tragitto esistenziale. Dopo le decennali ricerche di modellazione sulla figurazione con continue reinterpretazioni che si rifanno spesso sulla figura della “ maternità” , ultimamente ne inizia una che è dedicata hai bassorilievi in terracotta che denomina “ Le MUTAZIONI”. Questi bassorilievi non li concepisce in maniera classica, ma in una del tutto innovativa e moderna. Rifacendosi alle letture e studi sulla dinamica pittorica e vulcanica di alcuni artisti degli anni 50 come Emilio Vedova, Jackson Pollock, corrente pittorica denominata ”Action Painting, dove era l’azione incontrollata che descriveva l’opera. Inconsciamente ne assimila la dinamica e quel modus operandi. Diviene la caratteristica inconfondibile delle sue nuove creazioni. Insomma stava interpretando quel dinamismo creativo anche in scultura, cosa inimmaginabile solo a pensarla. Nella fase creativa, i gesti parzialmente meditati, ma principalmente dettati dall’’irruenza del momento caratterizzano e insieme enfatizzano le opere. Contemporaneamente, nella modellazione figurativa produce il ciclo“ Incontri Inconsueti”, è affascinato dagli illustri e celebri scultori del 900, come Henry Moore, Amedeo Modigliani, Salvador D’alì, Giacomo Manzù ecc. ecc.. Reinterpretandoli li omaggia e affiancando gli uni agli crea un gioco utopistico di inconsueti accostamenti.

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